Perché “valorizzatrice di eccellenze”

Valorizzatrice di eccellenze. Ho scelto questo nome per dare una qualifica alla mia professionalità.
L’ho scelto all’inizio di quest’anno, dopo settimane di riflessioni e cambi repentini d’idee. L’ho scelto in una fase di transizione, personale e professionale: dopo un trasloco in un appartamento più grande, dopo la scelta di lasciare l’ufficio in condivisione e lavorare da casa; dopo aver deciso di tagliare un po’ di quei rami secchi che mi tenevano ancorata in una sorta di sicurezza autolimitante, dalla quale non riuscivo ad emanciparmi. E dopo aver deciso di lasciar crescere i miei capelli, dopo anni (e anni) di capelli cortissimi (per la cronaca: ad oggi hanno raggiunto le spalle e sono alla loro lunghezza massiva, ever).

Il nome Valorizzatrice di eccellenze mi è venuto in mente durante una delle tante notti insonni in cui mi rigiravo nel letto nel tentativo di capire come poter comunicare con un unico appellativo le diverse cose che sono e che faccio. Sono giornalista, faccio l’addetto stampa, sono anche social media manager e mi occupo di web content, studio strategie online e mi occupo di digital pr, spesso anche di email marketing. Tutte queste cose le faccio da operativa, da consulente e da formatrice.
Insomma, una bella pappardella da elencare ogni volta che mi devo presentare; mi serviva assolutamente un nome corto, facile da ricordare, che riassumesse il tutto e fosse in grado di incuriosire il mio interlocutore.

Le cose che faccio sono tante, anche diverse, ma gravitano tutte intorno alla comunicazione e al marketing.
Sono strumenti che uso e che metto a disposizione dei miei clienti con l’obiettivo principale di raccontare in maniera unica ed efficace quello che fanno, facendo in modo che anche gli altri ne parlino bene.
Da qui la prima parola,  v a l o r i z z a t r i c e : con le parole (di un comunicato stampa, durante una conversazione, in un post su Facebook), io metto in luce e dò valore a quello che il mio cliente fa.

La seconda, e c c e l l e n z e , è arrivata subito dopo e in maniera naturale. Le eccellenze a cui io penso sono tutte quelle attività fatte con grande passione e dedizione, spesso anche con sacrifici, impregnate di entusiasmo contagioso ed altissima qualità.
Per me un’eccellenza non deve per forza essere una grande azienda che esporta il Made in Italy in tutto il mondo, o un brand che è sulla bocca di tutti. Nell’eccellenza che io valorizzo è il lato umano a fare la differenza, la filosofia e i valori che la contraddistinguono, lo scopo con cui agisce.
L’eccellenza la trovo in un salone di bellezza di provincia, reso eccellente dai titolari e dal loro affiatato team; la trovo in un servizio comune come la palestra, ma che fatto da Belkys diventa una boutique del benessere. L’eccellenza è anche in una libera professionista in gamba come Barbara, che ogni giorno si fa il mazzo per raggiungere i propri obiettivi; eccellenti sono un’azienda vitivinicola dalla grande filosofia come I Vini di Emilio Bulfon e Infiniti, brand del design dal forte spirito alternativo. Eccellenze sono anche Lara, che ha saputo reinventarsi dando vita ad un progetto magnifico come OfficineLamour, e Stocco, una cantina che in pochi anni ha fatto passi da gigante in un mondo difficile.

Durante questi mesi ho incontrato tante eccellenze, in settori e ambiti completamenti diversi; con alcune ho avuto occasione di lavorare, con altre no. Quello che spesso ho constatato è che non tutte sono consapevoli di essere un’eccellenza, e quando lo sono, non sanno valorizzarsi davvero. E quelle sono le sfide che più mi appassionano!