Non è facile far capire alla gente qual è il mio lavoro. Nonostante l’abbia spiegato centinaia di volte, anche chi mi conosce bene ancora non l’ha capito, e quando vi è l’occasione mi pone la fatidica domanda, accompagnata da sopracciglia aggrottate e sguardo inquisitore:
ma dunque tu… di cosa ti occupi?
Devo ammettere che c’è ancora qualcuno che pensa che io scriva per qualche quotidiano locale o forse qualche rivista, dato che sono una giornalista pubblicista. Allora cerco di spiegare che sì, sono iscritta all’Ordine dei giornalisti pubblicisti del Friuli Venezia Giulia, ma lavoro principalmente come addetto stampa, quindi le notizie più che scriverle le passo ai giornalisti. Dall’altra parte vedo un grande punto di domanda avvolto dalla nebbia, allora cerco di spiegarlo con un esempio pratico.
E la conversazione prosegue così…
Io: Hai presente quando sulle riviste di arredamento pubblicano quei servizi in cui ti consigliano le lampade da abbinare al divano, oppure la cucina più adatta al tuo stile? Oppure quegli articoli in cui ti consigliano le creme per la cellulite, il vino per la cena di capodanno o il libro da leggere sotto l’ombrellone? Ecco, io mi occupo di fare inserire i prodotti dei miei clienti in quei servizi.
L’altro: Ah figo! Quindi tu fai la pubblicità?
Io: No, è diverso. La pubblicità la fa il grafico e la paghi (tanto!), la fai uscire dove e quando vuoi tu, ci scrivi quello che vuoi e usi la foto e i colori che più ti piacciono. Le pubblicazioni di cui parlo io, che in gergo si chiamano redazionali, non le paghi, sono gratuite. I prodotti vengono scelti dal giornalista che, in base al servizio che deve scrivere, mi chiede le foto e un comunicato stampa descrittivo per capire come si chiama il prodotto, come è fatto, cosa c’è dentro ecc. Poi rielabora il tutto e scrive il suo articolo.
L’altro: Mmm… ok, quindi i tuoi clienti pagano te anziché comprare la pubblicità?
Io: Esatto! Rispetto ad una campagna pubblicitaria il mio servizio è meno costoso ma più efficace, non solo perché la copertura è più ampia, ma anche perché un redazionale gode di maggiore autorevolezza rispetto ad una pubblicità, perché è scritto da terzi e non dall’azienda.
L’altro: Interessante… ma questa attività la puoi fare solo con prodotti?
Io: No, anzi. Posso scrivere comunicati per promuovere eventi, associazioni no profit, fiere, personaggi o enti pubblici. Qualsiasi cosa possa essere considerata “notiziabile”, degna dell’attenzione dei giornalisti. Tieni presente poi che non basta scrivere un pezzo e mandare una mail per vederlo pubblicato: con i giornalisti ci devi parlare, devi conoscerli, avere un certo rapporto di confidenza… è tutta una questione di pubbliche relazioni, per questo nel mio bigliettino da visita ho scritto che sono una PR, perché tengo le relazioni pubbliche per conto dei miei clienti.
L’altro: Wow, sempre più interessante… quindi tu tutto il giorno scrivi e parli con i giornalisti??
(e qui di solito è palpabile una nota di invidia mista a perplessità da fancazzismo)
Io: no, non faccio solo questo. Sai, nel mondo della comunicazione le cose negli ultimi anni sono cambiate tantissimo. Pensa solo a Facebook, fino a 10 anni fa chi lo conosceva? Invece oggi tutti lo usiamo, e non solo per restare in contatto con gli amici, ma anche per essere aggiornati e scambiarsi opinioni, consigli e recensioni.
L’altro: hai ragione, ma questo cosa c’entra con il tuo lavoro? Mica ti pagheranno per stare a cazzeggiare su Facebook?
Io: C’entra perché io mi occupo anche di gestire le pagine dei clienti sui vari social media. E no, non cazzeggio su Facebook e nemmeno su Instagram. Prima creo una strategia e un piano editoriale – perché sai, mica puoi scrivere quello che ti passa per la mente in quel momento – poi scrivo i post, metto le foto, condivido i link, gestisco le inserzioni, faccio report, seguo metriche e analizzo risultati. Altro che cazzeggiare!
L’altro: Quindi sei sempre connessa…
Io: Già… e con il web ogni giorno mi relaziono con un sacco di gente interessante, come i blogger. Spesso per i miei clienti creo dei progetti in cui coinvolgo blogger diversi a seconda del settore e dell’argomento, così poi loro ne parlano sui loro blog e sui loro social. E il nome del mio cliente gira sempre di più. Così la gente lo conosce, compra un prodotto, lo prova e magari lo racconta agli amici, al bar oppure su Facebook. Così anche gli amici conosceranno il marchio e proveranno il prodotto. Sai, funzionano così le digital PR, con il passaparola, che io chiamo to hear through the grapevine anche se l’espressione più giusta è word of mouth… ma quello te lo spiego un’altra volta!
L’altro: Meglio va… che a un certo punto mi son perso!
E io già so che la prossima volta dovrò ripetere ancora qualcosa di tutto questo, ma non importa. Il mio lavoro è complesso, lo so, e in fondo lo amo anche per questo. Raccontarlo, spiegarlo e dimostrarlo con i risultati, non fa altro che aumentare la mia grande passione. Io non mollo.