Comparison will kill you

Ormai sono passati un paio d’anni da quando lessi per la prima volta questa frase, ma non l’ho più dimenticata. Come avrei potuto? Aveva destato una parte della mia coscienza sopita, lasciando una tacca a ricordarmi la svolta, il punto che mi dissi non avrei mai più attraversato.
Perché è così che funziona quando dopo mille domande, mille dubbi, mille esitazioni, mille rimproveri auto inflitti, mille sensi di colpa inutili, finalmente arriva qualcosa a svegliarti e decidi che da quel momento basta, è finita, lì non ci tornerai più.

Ho passato tanto di quel tempo e consumato tante di quelle energie a confrontarmi con gli altri, a sentirmi sempre meno rispetto chiunque altro. Meno professionale di altri freelance, meno sveglia di altri imprenditori, meno brillante di altre PR, meno aggiornata, meno coraggiosa, meno sfrontata, meno fortunata… meno qualsiasi cosa, perché il confronto con i modelli che secondo me erano perfetti non l’ho mai vinto, ovviamente. Se no che razza di modelli (e per modelli intendo anche concorrenti) sarebbero stati, se io fossi stata migliore di loro?

Dire basta al confronto

Poi un giorno ho letto queste quattro semplici parole, comparison will kill you, ed è come se finalmente avessi aperto gli occhi per la prima volta. Realizzai che tutto quel gran confrontarmi con gli altri non mi avrebbe portato da nessuna parte, se non forse indietro sui miei passi, invece di condurmi ad affrontarne di nuovi decisa e convinta. [ È stato così che ho imparato anche che non si deve piacere a tutti per forza, ma quella è un’altra storia. ]
Il confronto è un’arma subdola perché ìmpari, vale solo se due persone sono uguali in tutto e per tutto. Ma questo non è umanamente – e professionalmente – possibile: ognuno ha la sua vita, la sua storia, le sue esperienze, il suo background che fa sì che siamo diversi l’uno dall’altro.
Che senso aveva perciò continuare a sprecare energie in una inutile competizione che non portava alcun beneficio a me stessa e al mio business?

Decisi che la cosa migliore da fare era convogliare tutto il tempo e le forze che finora avevo impiegato nel confronto e nell’autocommiserazione, nel miglioramento di me stessa e delle cose che mi potevano dare valore. E così ho iniziato ad investire in qualcosa su cui io – e non qualcun altro – ho il pieno controllo: corsi, letture, relazioni, vita familiare e sport, cercando di fare sempre quello che mi fa stare bene e mi arricchisce, mi ricarica.
Certo non sempre è facile, ammetto che ogni tanto mi capita di cedere alla tentazione di guardare nel giardino del vicino, ma cerco sempre di trovarvi uno stimolo positivo, e non una nuova scusa per abbattermi.

E la concorrenza che fa?

Ho raccontato questa storia perché credo che tutti, prima o poi, cadiamo nella trappola della competizione, non solo nella vita privata ma anche e soprattutto nel business.
Analizzare i competitor è un passo fondamentale di qualunque strategia, ma spesso ci si smarrisce a guardare cosa fa la concorrenza, come lo fa, quando lo fa, se lo fa meglio di noi, perché sono migliori ecc., perdendo così l’occasione di creare davvero qualcosa di unico, diverso.
Basta dimenticarsi della concorrenza e iniziare a dirigere l’energia verso qualcosa che possiamo influenzare e cambiare, per diventare migliori e avere un maggior valore per il nostro pubblico.