Pilates for Business

Non sono mai stata una sportiva. A parte uno sporadico episodio che per un po’ di tempo mi ha vista fra le fila di una scalcinata squadra di pallavolo femminile, per anni l’unica attività che ho fatto con costanza erano le due ore di educazione fisica al liceo.

Ho provato più volte la corsa, poi la palestra, ma niente, ogni scusa era buona per saltare l’allenamento e rimanere sul divano.

Fino a quando, un paio di anni fa, dopo aver mollato il lavoro in agenzia e aver fatto il mio primissimo viaggio in Marocco, mi sono decisa a dedicare qualche ora al mio corpo.

Un po’ scettica ho provato il Pilates, ché io “non c’ho mica fiato” e quella mi sembrava un’attività non troppo aerobica.

Era una disciplina che non conoscevo, fino a quel momento nel mio immaginario era una cosa riservata a star del cinema e anziane signore col mal di schiena.

Così mi sono iscritta al primo ciclo di 10 lezioni e le ho portate a termine tutte… incredibile! Poi ho fatto il pacchetto da 30… di nuovo esaurito. Wow, era ufficiale: avevo finalmente trovato il mio sport!

Ormai lo pratico da quasi 3 anni, è una delle poche certezze che da freelance posso avere. Mi alleno con Belkys, una donna straordinaria di cui sentirete parlare ancora, e sicuramente è merito anche suo se mi sono appassionata così tanto al Pilates.

Sono i movimenti lenti, precisi e controllati, accompagnati sempre da una respirazione profonda, ad affascinarmi.

E poi mi ritrovo nei suoi principi: centramento, controllo, flusso, respiro, precisione e concentrazione. Alla base del Pilates c’è infatti il concetto di “forza centrale“: un fisico in cui i muscoli interni profondi dell’addome e della schiena sono sviluppati e svolgono pienamente la loro funzione, così da lavorare insieme ai muscoli più superficiali del tronco e sostenere la spina dorsale e il movimento del corpo.

E così, esercizio dopo esercizio, allungamento dopo allungamento, ho fatto mio uno dei motti di Joseph Pilates, creatore dell’omonimo metodo:

La cosa più importante non è ciò che stai facendo, ma come lo fai.

Un concetto che mi piace applicare al business in generale e al mondo della comunicazione in particolare. Secondo me l’idea che sia più importante come si fa qualcosa rispetto al farla, è fondamentale in tutti i campi. Sempre.

Ma in quello della comunicazione lo è ancora di più. Soprattutto nel mondo digitale, dove le informazioni scorrono a una velocità impressionante, la visibilità è tanta e i tempi di reazione devono essere velocissimi. Quante volte ci è capitato di vedere epic fail da parte di brand famosi che devono per forza far sentire la loro voce, anche quando sarebbe meglio tacessero?

Da sempre il mondo si divide fra chi fa le cose fatte bene, e chi le fa fatte male, tanto per farle o perché le fanno tutti. Anche nel marketing è così, ne avevo già parlato qui.

Invece precisione, metodo, dedizione, concentrazione e perseveranza sono importantissimi, nel pilates come nella comunicazione. E in entrambi i risultati si ottengono quando tutti i “muscoli” che compongono il “corpo” di un brand sono sviluppati in modo uniforme.

Non serve a niente fare una flessione perfetta se mentre la fai non respiri nella corretta maniera. Così come non serve aprire tutti i canali social per il tuo brand, se poi li usi male o proprio non li usi.

E ancora, “pochi movimenti ben programmati ed eseguiti con precisione in una sequenza bilanciata, hanno lo stesso valore di ore e ore di contorsioni forzate e fatte in modo approssimativo”. Allo stesso modo, non ti porterà da nessuna parte mandare un comunicato stampa interessante e ben scritto a una lunghissima mailing list piena di contatti cui non interessa niente della tua notizia, perché magari si occupano d’altro. È molto meglio mandarlo a pochi contatti, ma a quelli giusti.

Gli esempi potrebbero essere ancora tanti, ma non voglio essere pesante. So che a qualcuno il paragone fra business e pilates potrebbe sembrare esagerato e forzato, ma fa lo stesso.
Perché io so che, da quando mi sono avvicinata a questa disciplina, affronto ogni nuova sfida, professionale e non, con la consapevolezza di avere dentro di me tutta la concentrazione, la precisione e il controllo necessari per portarla a termine. Con successo.